Ventotene, un’isola del mar Tirreno, situata al largo della costa al confine tra Lazio e Campania, è interessata da un’antica storia, che risale ai tempi dei Greci e Romani, che usavano chiamarla Pandataria o Pandateria. Divenne famosa perché fu il luogo in cui prima Augusto (primo imperatore romano dal 27 a.C. al 14 d. C.) esiliò la figlia Giulia, poi l’imperatore Tiberio esiliò la nipote Agrippina, che si lasciò morire di fame sull’isola. Più tardi toccò all’imperatore Nerone esiliarvi la prima moglie Ottavia, dopo averla ripudiata, col pretesto di non avergli dato figli.
L’isola rimase prevalentemente disabitata fino al 1771, quando per decreto di Ferdinando IV di Napoli fu popolata da coloni provenienti dalla Campania, principalmente da Torre del Greco e Ischia.
Durante il periodo fascista, precisamente dal 1941 al 1943, sull’isola vi furono confinati numerosi antifascisti di tutte le tendenze politiche, nonché persone considerate non gradite al regime: tra questi si ricordano Sandro Pertini, Umberto Terracini, Eugenio Colorni, Altiero Spinelli e Ernesto Rossi. Furono proprio questi ultimi antifascisti a scrivere sull’isola, nella primavera del 1941, l’importante documento “Per un’Europa libera e unita”, oggi conosciuto come il Manifesto di Ventotene, ovvero come uno dei testi fondanti dell’Unione Europea. Trattasi di un documento che nasce con l’intento di creare una federazione europea, ispirata ai principi di pace e di libertà, con base democratica, dotata di parlamento e governo, e alla quale affidare ampi poteri, dal campo economico alla politica estera.
Il Manifesto fu poi pubblicato da Eugenio Colorni, che ne curò la redazione e ne scrisse la prefazione.
Il 29 agosto 2021 il presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella ha inaugurato la 40/ma edizione del Seminario di Studi Federalisti, celebrando contestualmente l’80° anno della scrittura del famoso Manifesto.
Nell’ambito dell’interessante manifestazione, il momento più significativo credo sia stato quello dell’incontro del Presidente con alcuni giovani partecipanti al seminario per la formazione federalista europea. Ad una studentessa universitaria di Roma, che chiedeva quanto il Presidente reputasse attuali le idee e i valori del Manifesto di Ventotene e cosa ci potesse insegnare per l’Europa di oggi, Sergio Mattarella risponde che ogni cambiamento è preceduto da vigilie, da periodi di resistenza e da preparazione di tempi migliori. Ed è quello che avvenne qui, allora, a Ventotene. Proseguendo, ricorda che il fascismo aveva mandato qui diverse persone per costringerle a non pensare. Con coloro diretti al confino, come Spinelli, Rossi e Colorno, c’erano quelli reclusi nella piccola vicina isola di Santo Stefano, come il mio predecessore Sandro Pertini e il futuro presidente dell’Assemblea Costituente Terracini, in quel carcere borbonico dove erano già stati rinchiusi un secolo prima Silvio Spaventa e Luigi Settembrini.
Credo che bisogna pensare al contesto in cui nasce il Manifesto che era questo, aggiunge il Presidente, per rendersi conto di che cosa intendono dire a noi ancora oggi – oltre che ai loro contemporanei – gli autori del Manifesto. Chiedendo a tutti quanti, esortando tutti quanti, a vigilare in difesa della democrazia contro le derive che mettono in pericolo la libertà.
Queste lezioni, questi insegnamenti, sottolinea e conclude Mattarella, sono senza scadenza temporale e parlano anche a noi con grande attualità in questo periodo in cui siamo investiti da sfide globali e da tante realtà distruttive. Quella sollecitudine a difendere la libertà e la democrazia vale ancora oggi pienamente.
E’ questo, dunque, che rende quel Manifesto, per quello che allora rappresentò e per quello che oggi rappresenta, un punto di riferimento per tutti noi.
Purtroppo, si minaccia ancora oggi l’innalzamento di muri o barriere da parte di Stati europei sovranisti, a difesa dei propri confini nazionali, contro l’ingresso di immigrati e di popoli in difficoltà che chiedono asilo, costretti a scappare dai loro paesi per miseria o per guerre che mettono in serio pericolo la loro incolumità.
Le intese comunitarie, solennemente sottoscritte dai singoli governi nazionali, quindi di obbligatoria osservanza per tutti, sono rinnegate o contestate per calcoli egoistici o ripensamenti immotivati.
Di questo passo, non andremo lontano!
Siamo all’inizio della fine dell’Unione Europea?
Ci si rende conto che gli Stati europei, presi singolarmente, non contano nulla?
“Divide et impera”: la strategia vincente dei Romani contro i Sanniti.
E se fossero le attuali Superpotenze a praticare la stessa strategia (vincente?!) verso il Continente europeo?
Solo un’Europa che si ispiri ai valori fondanti del “Manifesto di Ventotene”, che sono principi di pace, di libertà, di democrazia e di diritti, tesi all’integrazione europea, può guardare con sufficiente ottimismo al proprio futuro.
Gino Tino
