L’importanza dei reni e quindi la conservazione di uno stato di salute degli stessi, l’ha raffigurata benissimo un collega nefrologo il Dott Giorgio Battaglia Primario di Nefrologia dell’Ospedale di Acireale: “siamo esseri viventi che durante la nostra evoluzione siamo usciti dagli oceani grazie ai reni che ci rendono possibile la vita fuori dall’acqua. Infatti siamo costituiti per il 60% da acqua e non anneghiamo in noi stessi perché il rene mantiene un sofisticato equilibrio tra acqua e sali”. Questa suggestiva definizione spiega la grande importanza che riveste il tema oggetto della tesi.
La prevalenza della malattia renale cronica (MRC) secondo uno studio recente della Società Italiana di Nefrologia (SIN) è pari al 7% della popolazione italiana (circa 4 milioni di italiani) ed in progressivo e costante aumento, soprattutto perché raggiunge valori ancora più elevati, fino al 50%, in presenza di diabete, ipertensione arteriosa, obesità e dislipidemia in progressivo e costante aumento. Nel resto del pianeta la situazione non è diversa il 10%della popolazione mondiale è affetta da MRC, e nove malati su dieci non sanno di essere affetti da questa patologia, dato ricavato da un articolo pubblicato nel 2017 sulla rivista internazionale Jama.
La malattia renale cronica (MRC) è ormai emersa come un problema di salute pubblica di prima grandezza su scala mondiale.
Istituzioni internazionali come il Center for Disease Control and Prevention identificano la MRC come una delle grandi priorità dell’era della transizione epidemiologica, e una revisione sistematica della prevalenza della malattia in Europa ha messo in luce che nei paesi europei il problema è dello stesso ordine di grandezza riscontrato negli Stati Uniti. In Gran Bretagna sono stati varati piani articolati per individuare i soggetti con disfunzione renale o con gradi minori d’insufficienza renale. La prevalenza della MRC varia in rapporto all’età media della popolazione di riferimento e alle condizioni socioeconomiche.
Si stima che, sebbene la percentuale sia più bassa che negli Stati Uniti dove la frequenza della MRC è dell’ordine del 20%, nella popolazione adulta italiana circa 1 individuo ogni 7 (13%) abbia un grado d’insufficienza renale moderata, cioè una funzione renale (espressa come filtrato glomerulare) dimezzata o più che dimezzata rispetto alla norma. In Italia il problema è virtualmente sconosciuto alla popolazione ed è ancora poco conosciuto e largamente sottovalutato dai medici e dagli organi di governo della salute pubblica.
Nel mondo sono oltre 500 milioni sono i malati di rene (grado 1 – 2), in Italia sono 4 milioni i cittadini affetti da MRC di cui il 70% con malattia renale ai primi stadi che non sono seguiti da un ambulatorio di nefrologia. Ciò significa che diversi milioni di persone sono portatori di malattia o insufficienza renale cronica vera e propria e non lo sanno. Secondo il recente studio CARHES (Cardiovascular risk in Renal patients of Health Exanimation Survey) condotto dalla Società Italiana di Nefrologia, in collaborazione con l’Istituto Superiore di sanità e l’Associazione Nazionale Medici cardiologi Ospedalieri, la prevalenza della Malattia Renale in Italia è del 7,5% negli uomini e del 6,5 % nelle donne. Continuando sui numeri nel mondo si prospetta che entro il 2025 vi saranno 8 milioni di pazienti che avranno necessità di terapia sostitutiva emodialitica. Oggi in Italia vi sono 50.000 pazienti in trattamento dialitico.
La malattia renale cronica sarebbe una patologia semplice da prevenire e facile da diagnosticare, ma secondo gli ultimi dati di prevalenza sta diventando un problema di salute pubblica di dimensioni preoccupanti. In primis per l’impatto che questa patologia può avere sulla qualità della vita familiare e lavorativa delle persone, in secondo luogoper la complessità organizzativa della terapia nella sua fase terminale ed infine per i costi sociali conseguenti al suo trattamento. Sappiamo che la malattia renale è caratterizzata dalla irreversibilità e dalla progressione ma è possibile ritardarne quest’ultima agendo su tre direttrici: 1) la prevenzione; 2) la diagnosi precoce; 3) la Rete nefrologica. La disamina dei percorsi sarà oggetto di analisi e discussione nel corso dello svolgimento dell’elaborato.
La Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la malattia cronica come:”problemi di salute che richiedono un trattamento continuo durante un periodo di tempo da anni a decadi” con chiaro riferimento all’impegno di risorse, umane, gestionali ed economiche, in termini sia di costi diretti come ospedalizzazioni, farmaci, assistenza medica ed altro ancora, che indiretti come mortalità, disabilità nel lungo termine, ridotta qualità di vita. La cronicità sarà l’emergenza sanitaria dei prossimi anni a venire, è prioritario implementare modelli organizzativi e assistenziali volti alla prevenzione e alla gestione delle malattie croniche. Oggi la gestione delle malattie croniche assorbe l’80% delle risorse sanitarie a livello mondiale.
Ecco la Malattia Renale Cronica è una patologia che ha tutte le caratteristiche delineate nel Piano Nazionale della Cronicità: a) insorgenza graduale nel tempo; b)eziopatogenesi multipla e non sempre identificabile; c) cura continua e raramente risolutiva; d) terapia causale spesso non disponibile; la restituitio ad integrum e possibile e persegue come obiettivo il miglioramento della qualità della vita; e) assistenza sanitaria a lungo termine (presa in carico del malato), considerando tutte queste caratteristiche per cui una patologia si definisce cronica, si può affermare che la MRC è altamente impattante sulla sanità pubblica non solo mondiale ma nel nostro specifico in Italia, sia in termini di numero di persone colpite come precedentemente specificato, che in termini economici per la gestione degli elevati costi sanitari e sociali, tanto da utilizzare oltre l’1,5% (circa 2,5 milioni di euro annui) del fondo del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e comporta una riduzione della qualità di vita e della capacità produttiva. Un paziente lavoratore perde in media più di 10 ore di lavoro a settimana e, se deve fare la dialisi, almeno 20 ore. Il costo sociale medio per un paziente non in dialisi, che comprende i costi diretti sanitari, non sanitari diretti e indiretti, si aggira sui 9000 euro all’anno. Per un paziente in dialisi i costi per il SSN incrementano notevolmente attestandosi tra i 36000 ed i 43000 euro. Ovviamente ai costi citati, rispetto alla richiesta di salute di un paziente affetto da MRC dobbiamo aggiungere anche quelli relativi al trapianto renale che sono stimati in 52000 euro per il primo anno e in 15000 euro per ogni anno successivo al primo.
Guglielmo Venditti