Nel numero di novembre 2019 del nostro Bollettino (a.r. XXII 2019/2020), nell’illustrare i risultati dell’interessante Convegno promosso dal nostro Club su “Vaccini si/Vaccini no”, tenuto presso l’ASMV con la partecipazione del Prof. Giulio Tarro, virologo di fama internazionale, sostenevo che due fossero i caratteri distintivi del personaggio. L’essere stato amico e collaboratore di Albert B. Sabin, scopritore del vaccino antipolio che, oggi, porta il suo nome. Ma, più ancora, l’epidemia di virosi respiratoria, causata dal virus respiratorio sinciziale (RSV), che imperversò a Napoli a cavallo tra gli anni settanta ed ottanta del secolo scorso, e lo vide parte diligente nell’isolamento del virus dalle cellule dei piccoli pazienti e degli anticorpi specifici dal loro sangue. I bambini morivano in culla, dopo un piccolo raffreddore ed una febbricola, con segni e sintomi evidenti di bronchiolite. Incalzato da me, che conoscevo la successione degli eventi per avervi partecipato da studente universitario, racconta quei momenti concitati del “male oscuro” di Napoli. Su sollecitazione di un giornalista, si reca dal Prof. Murano, Primario pediatra del Santobono, per chiedergli campioni di tessuti e di sangue dei piccoli pazienti. Isola il virus perché analizza campioni non congelati (il virus respiratorio sinciziale muore col freddo), mentre in quelli analizzati dalla Torre Biologica dell’Università lo stesso virus non si poteva dimostrare. La cosa simpatica, che ci ha fatto riflettere, fu che quando venne convocato a Roma per incontrare gli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il nostro Istituto Superiore di Sanità, che aveva cercato di isolare, senza successo, il virus, dovette fornire i risultati della ricerca di Tarro, fino ad allora boicottata.
Dopo poco più di quaranta anni, l’argomento è diventato di tragica attualità, se è vero, come è vero, che mentre scriviamo (14 novembre), all’Ospedale Maggiore di Lodi, sono sette i bambini ricoverati nel Reparto di Pediatria per virosi respiratoria provocata dal virus respiratorio sinciziale. Tutti hanno un’età compresa tra il mese e i due anni di vita ed accusano un’infezione dell’apparato respiratorio. L’8 novembre, sempre in Italia, si sono registrate due vittime: un bambino di cinque ed uno di undici mesi hanno perso la vita, uno a Castellammare di Stabia ed uno a La Spezia.
RSV è un agente virale ubiquitario e molto contagioso, capace di infettare l’apparato respiratorio di pazienti di qualsiasi età, ma principalmente i bambini nei primi anni di vita. Infetta gli epiteli delle vie aeree, dove causa la necrosi delle cellule che si fondono tra loro, dando luogo ad un conglomerato, detto sincizio, donde il nome. La diffusione dell’infezione si verifica quando goccioline infette di grandi dimensioni, trasportate sia per via aerea, sia con le mani, vengono a contatto con il rinofaringe di un individuo suscettibile a contrarre l’infezione. Dopo un periodo di incubazione di 3-5 giorni, si sviluppa la malattia che, negli adulti e nei bambini più grandi, causa una sorta di raffreddore, con rinorrea (naso che cola), tosse, respiro sibilante, febbre, otite media, mal di gola; mentre, nei bambini sotto i due anni, può causare difficoltà respiratoria, con dispnea, rientramenti della parete toracica, difficoltà ad alimentarsi, sino alla apnea, a causa delle piccole dimensioni delle vie respiratorie. I sintomi possono durare una o due settimane, mentre la tosse può protrarsi oltre i quindici giorni. Se la malattia è lieve, di solito guarisce spontaneamente e non richiede trattamenti specifici o visite particolari. Se la malattia progredisce, la tosse aumenta e compare fame d’aria, con aumento della frequenza respiratoria, retrazioni intercostali e sottocostali, iperespansione della cassa toracica, agitazione psico-motoria e cianosi periferica (in particolare periorale e sottoungueale). Nei neonati, nei lattanti ex prematuri e nei bambini cardiopatici od affetti da patologia polmonare, le manifestazioni cliniche sono molto più severe. Alcuni pazienti, in genere i più piccoli, sviluppano un distress respiratorio grave e sono più esposti al rischio di sviluppare l’asma in età adulta. In genere, non sono necessari esami particolari per formulare diagnosi di virosi respiratoria. La presenza di RSV può agevolmente essere sospettata in base alla stagione dell’anno, all’età del bambino, alla presenza dell’agente patogeno in altri membri della famiglia e persone in loro contatto. Le indagini di laboratorio sono di minima utilità. La diagnosi differenziale si pone con l’influenza e la parainfluenza. La diagnosi definitiva di infezione da RSV si basa sull’identificazione dell’agente patogeno vivo nelle secrezioni respiratorie mediante coltura cellulare. La presenza può essere confermata da un test diagnostico molecolare per la ricerca del materiale genetico (RT-PCR). Nella maggior parte dei casi, l’infezione da RSV guarisce spontaneamente, senza il ricorso ad alcun trattamento specifico. La terapia dei casi non complicati di bronchiolite e polmonite è sintomatica (idratazione, umidificazione dell’ambiente, lavaggi nasali frequenti con soluzione fisiologica per liberare dai muchi le cavità nasali). Nei casi complicati, può essere necessario il ricovero ospedaliero. Ad oggi è disponibile un anticorpo monoclonale, ad uso esclusivo di bambini nati molto prematuramente e/o con patologie congenite alla nascita. Per circa il 95% dei neonati e dei bambini, la profilassi si basa sul rispetto di alcune norme igieniche, sorprendentemente simili a quelle che abbiamo imparato a conoscere durante la pandemia da SARS-COV-2, volte a ridurre il rischio di contrarre l’infezione e ad evitarne l’ulteriore diffusione.
Attilio Costarella