Transizione Ecologica: è un sistema di percorso finalizzato ad ottenere un futuro più sostenibile mettendo insieme istituzioni e privati individui che, cooperando, cercano di raggiungere la neutralità climatica.
Esiste in Italia, ma in quasi tutti i Paesi del mondo, un Comitato Interministeriale della Transizione Ecologica (CITE), che si è impegnato a realizzare un cronoprogramma contenente disposizioni economiche, sociali, politiche e ambientali con lo scopo di arrestare il processo di degradazione ambientale connesso allo sviluppo antropologico. In effetti si tenta di porre freno a tutti quei fenomeni considerati dannosi per l’ecosistema e per il benessere e la persistenza dell’uomo sulla Terra.
La Transizione Ecologica è prefissata in cinque obiettivi, che sono stati così sintetizzati dall’UE:
1) La neutralità climatica, che punta ad azzerare i gas e l’effetto serra, abbandonando le fonti fossili e immettendo le fonti rinnovabili.
2) Ripristino della biodiversità, sia attraverso il recupero di aree degradate (fiumi, zone costiere), che preservare il patrimonio esistente, istituendo nuove aree protette, sia terrestri che marine.
3) Adattamento ai cambiamenti climatici cercando di contrastare il disastro idrogeologico; sostenere le risorse idriche e aumentare il livello di resilienza dei complessi antropologici e naturali.
4) Transizione verso l’economia circolare e la bioeconomia, economia cioè basata sul riutilizzo, sul riciclo, sul contrasto degli sprechi, approntando un modello ecologico che prevede produzioni più durevoli, finalizzate a estendere il ciclo vitale dei prodotti.
5) L’azzeramento dell’inquinamento attraverso la incentivazione della mobilità sostenibile, al fine di decarbonizzare territori urbani ed extraurbani.
Tutto ciò si può ottenere cercando: a) di diventare parte attiva della Transizione Ecologica; b) di effettuare un cambiamento culturale per cercare di condurre uno stile di vita più sostenibile.
Il successo di questo cambiamento si potrà ottenere solo se l’uomo modifichi radicalmente il rapporto che ha sempre avuto con la natura, sia sotto l’aspetto religioso che filosofico.
Un interessante articolo di Alex Bellini, grande esploratore e navigatore solitario, valuta con accoratezza perché è impossibile o quanto meno difficile prendere con urgenza la decisione di cambiare il nostro stile di vita, e tutte le decisione che vengono programmate nei vari incontri internazionali che si svolgono sull’argomento, sono tutte da effettuare entro… data da definirsi! Eppure non c’è più tempo: come predicava la giovanissima Greta Thunberg, non c’è un domani per le nuove generazioni, o adesso o mai più!
In maniera quasi sorprendente Bellini dice che una seria motivazione nel rallentare la modifica del nostro comportamento può farsi risalire ad oltre duemila anni fa, quando sia l’ebraismo sia il cristianesimo hanno riposizionato il loro unico Dio (sono religioni monoteistiche) al di fuori e al di sopra della natura, visione condivisa anche in età moderna dal grande Cartesio, che vedeva gli uomini al di fuori e al di sopra della natura e degli animali, in quanto dotati di mente superiore e non riconoscendo alla flora e fauna nessuna autonomia di vita razionale. Concetto ampiamente confutato anche da studi recenti, che attribuiscono sia agli animali che alle piante una vita pensante e razionale nei comportamenti. E’ solo nel duecento, con San Francesco, che si comincia a capire l’importanza dell’ambiente in toto, ma più sotto l’aspetto etico-religioso che ecologistico.
Dice, in conclusione, Bellini, che “noi esistiamo all’interno di un legame di interconnessione e relazione con varie entità, alcune piccolissime, altre grandissime, in una danza di co-creazione delle condizioni necessarie per sopravvivere”.
Thich Nhat Hanh, monaco buddista candidato nel passato al Nobel per la Pace, aveva coniato il termine “inter-essere”, per esprimere la realtà dell’interdipendenza reciproca nella relazione umana, sia tra gli uomini, sia con il mondo naturale nel suo insieme. “inter-essere” significa relazione di reciprocità con l’altro, e questo perché “tutto ciò che noi consumiamo lo produce la natura, e tutto ciò che noi produciamo consuma la natura”.
Per ottenere effettivamente ed efficacemente un cambiamento epocale e reale, è necessaria una transizione di pensiero, prima che ecologica; bisogna che si stabilisca una interdipendenza, necessaria per la sopravvivenza di entrambi: tra gli uomini con gli uomini e tra questi e gli ecosistemi; proteggendo la natura noi proteggiamo la nostra vita e la nostra identità.
Il Rotary ha fatto suo questo concetto di salvaguardia del pianeta, cominciando dai piccoli atti quotidiani: accogliamo questo invito prima che sia troppo tardi!
Pasqualino Simonelli