Leggere il territorio del Matese e dell’Alto Casertano con gli occhi della curiosità e del piacere della scoperta è sempre assai gratificante. Se ne è avuta l’ennesima conferma al termine della presentazione dell’ultimo libro di Giuseppe Buonomo, questa volta interamente dedicato al ciclo degli affreschi realizzati da Gaetano Bocchetti nella Chiesa di Santa Caterina, a San Potito Sannitico. Mi è capitato di frequente, nella mia lunga attività di giornalista e corrispondente de Il Mattino, di trovarmi nella situazione imbarazzante della autoreferenziale retorica posta a motivo di pubblicazione di questo o quell’autore locale, ma questa volta, in particolare, posso dire che la presenza di due autorevoli studiosi, Giorgio Agnisola e Don Emilio Salvatore, invitati a presentare il lavoro di Buonomo, è stata davvero preziosa e illuminante. Gaetano Bocchetti è stato un artista che ha frequentato molto il territorio dell’Alto Casertano. Napoletano, viene interpellato da Mons. Luigi Noviello (dal 1930 al 1947 vescovo di Alife) per affrescare alcune chiese della Diocesi e, in effetti, Bocchetti ha lasciato una profonda traccia del suo passaggio: a Piedimonte Matese nella Basilica di Santa Maria Maggiore e nel Santuario dell’Ave Gratia Plena, ad Alife nella Cattedrale, ma anche a Castello del Matese e, infine, a San Potito Sannitico. L’opera di Bocchetti è piuttosto misconosciuta, nonostante la sua importanza. Il testo di Buonomo, tuttavia, grazie alla lettura data da Giorgio Agnisola e Don Emilio Salvatore durante l’evento di presentazione, ne riabilita ruolo e valore. Il senso di alcuni degli affreschi, in particolare, custoditi a San Potito Sannitico, ha suggerito, indirettamente, la nascita di un ulteriore itinerario di visita fra i tanti che è possibile immaginare all’interno di quell’incredibile patrimonio storico-artistico che è il territorio dell’Alto Casertano, un prezioso contenitore di cultura ancora poco valorizzato, un incommensurabile “museo diffuso” del quale, spesso, i più ignorano lo straordinario valore, potenzialmente in grado di produrre reddito, innalzare i livelli di istruzione, avviare un processo di rifondazione del territorio basato sull’incoming turistico, prediligendo il target culturale e ambientale. La visita all’intero ciclo di affreschi realizzati dal Bocchetti nei comuni di Alife, Piedimonte Matese, San Potito Sannitico e Catello del Matese può, dunque, configurarsi come un nuovo inedito attrattore di grande interesse per una indagine circoscritta a questo ristretto gruppo di paesi della fascia collinare del Matese: dalla centralità di Alife ai primi contrafforti di Castello del Matese, passando per il “capoluogo” che è Piedimonte Matese e soffermandosi su San Potito, la piccola “città slow” che negli ultimi trent’anni ha saputo inventare un modello di sviluppo sostenibile perfettamente integrato con il territorio e con il paesaggio. Quattro tappe che, partendo dal ciclo degli affreschi dell’artista napoletano, culminanti, per maturità artistica, proprio nelle opere della Chiesa di Santa Caterina a San Potito Sannitico, presentano ulteriori punti di forza sul piano del turismo culturale, dalle peculiarità paesaggistiche a quelle gastronomiche. Provare per credere: ancora una volta il nostro Rotary può essere precursore di nuovi percorsi di sviluppo e di crescita del territorio, svelando risorse, tracciando le direttrici di nuovi scenari. Il territorio va visitato e scandagliato, dobbiamo essere noi, per primi, a rendere credibile la più che eterogenea offerta culturale che esso presenta, incoraggiando i più giovani a tentare la sfida del turismo culturale, avviando piccole imprese vocate all’incoming, suggerendo alle diverse amministrazioni locali di investire senza indugio nei servizi, aprendo nuove vie verso la fruizione del patrimonio culturale, di concerto con la Curia vescovile e con il variegato mondo associativo, affinché quel “museo diffuso” già presente nella naturale rete dei nostri borghi possa trovare una agevole fruizione, una effettiva, concreta, possibilità di scoperta da parte di una moltitudine di visitatori, in grado di incidere profondamente sul destino economico di questa straordinaria terra di confine, ricca di possibilità ma di altrettante sfide ancora non raccolte.
Gianfrancesco D’Andrea