Martin Luther King è sicuramente uno dei protagonisti più importanti del 900, pacifista convinto e grande uomo di pace, giocò un ruolo fondamentale nella storia del movimento per i diritti civili e la conquista dell’uguaglianza dinanzi alla legge da parte della comunità afroamericana. King nasce, da una famiglia di pastori della Chiesa Battista, il 15 gennaio 1929, ad Atlanta in Georgia, nel profondo Sud degli Stati Uniti, dove il razzismo era estremamente radicato. Il piccolo Martin si rende ben presto conto che il colore della sua pelle rappresenta un ostacolo insormontabile al riconoscimento dei diritti fondamentali. Presa coscienza di questa inaccettabile discriminazione, si dedica con tutto se stesso allo studio, laureandosi in filosofia è diventando anch’egli pastore, per poi iniziare la sua inarrestabile e pacifica battaglia contro la segregazione razziale. King ammirava molto la figura del Mahatma Gandhi e la sua dottrina della non violenza basata, appunto, sul rifiuto dell’uso della violenza fisica, al fine di raggiungere obiettivi sociali o cambiamenti politici. Quando nel 1955 Rosa Parks, sarta ed attivista di colore, viene arrestata perché si era rifiutata di cedere il posto ad un bianco su un autobus, in King scatta qualcosa e decide che non è più possibile sopportare in silenzio l’ingiustizia. Guida, dunque, una massiccia campagna di boicottaggio da parte di tutti gli afroamericani nei confronti dei mezzi pubblici locali. Il boicottaggio si protrae per ben 382 giorni, con una rilevante eco mediatica e si conclude con un’importante vittoria: nel 1956 la Corte Suprema di Giustizia degli Stati Uniti, dichiarò illegale la discriminazione sui mezzi di trasporto di Montgomery. A partire da questo momento, Martin, scrisse, tenne discorsi ed organizzò proteste e dimostrazioni di massa non violente, per attirare l’attenzione del pubblico sulla discriminazione razziale e per richiedere una legislazione sui diritti civili degli afroamericani. Il discorso più famoso, che contiene la celebre frase “I have a dream”, si tenne a Washington il 28 agosto 1963, in occasione di una grande manifestazione per i diritti civili, davanti ad una folla di duecentomila persone. Nell’appassionante discorso, King, chiede semplicemente giustizia, uguaglianza e sogna che i suoi quattro bambini possano vivere un giorno in una nazione dove non saranno giudicati per il colore della pelle, ma per ciò che sono nel cuore. Il 10 febbraio 1964 viene approvato il “Civil Right Act”, legge per i diritti civili, che aboliva la discriminazione nei servizi pubblici di ogni genere. Nello stesso anno Martin Luther King viene insignito del premio Nobel per la pace, aveva solo 35 anni. Era diventato un punto di riferimento importante per un’intera comunità, la sua notorietà era in costante crescita ed era ormai il simbolo indiscutibile della lotta per i diritti civili. Proprio per questo l’America “bianca”, conservatrice, aveva paura di quest’uomo, King diventa il bersaglio di minacce di ogni genere e viene addirittura arrestato. Un attentato dinamitardo gli distrugge la casa, per fortuna senza conseguenze per la famiglia. Il 4 aprile 1968 a Memphis, Martin Luther King viene ucciso da un colpo di fucile di grosso calibro, poco prima di andare ad un incontro in una chiesa locale. Si conclude qui la sua vicenda terrena. Nonostante la durata troppo breve della sua vita, King, ha cambiato radicalmente la lotta per i diritti degli afroamericani, dando nuova linfa agli ideali di un’intera generazione. L’aspetto più affascinante di quest’uomo, paladino dei diritti umani, è stata la coerenza con cui si interrogava, difendeva e lottava per i propri ideali e principi. Era un pacifista convinto, ma anche un attivista radicale. Il suo grande merito è stato quello di aver aperto le porte ad un’autentica promozione umana. Ha ottenuto tutto ciò avvalendosi di mezzi non violenti e sostenuto solo dalla propria intelligenza, dal proprio carisma e dalla propria leadership. Tutto ciò ha fatto di King un eroe instancabile della resistenza non violenta, difensore tenace della libertà e dell’uguaglianza, avversario risoluto del pregiudizio razziale.
Emilia Conte